Organocatalizzatori
Gli organocatalizzatori sono piccolo molecole contenenti carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, zolfo o fosforo in grado di facilitare l’innesco di una reazione chimica, diventati perciò strumento indispensabile nella cassetta degli attrezzi della chimica verde. Se tutti i catalizzatori, in genere, sono sostenibili, i catalizzatori organici vanno ben oltre i 12 principi della chimica verde. Gli organocatalizzatori sono in grado di ridurre il numero di passaggi sintetici necessari per ottenere un composto desiderato: possono infatti reagire con numerosi gruppi funzionali in condizioni di reazione blande, che non risentono della presenza di aria o acqua, così da portare a un risparmio energetico e a una riduzione dei costi. In quanto catalizzatori non metallici, questi prodotti non sono dannosi per l’ambiente, sono di natura non tossica e non producono scarti metallici.
Grazie alla loro efficienza, stabilità, purezza e selettività, i catalizzatori organici sono ampiamente usati nella ricerca di nuove molecole di interesse farmaceutico e nella progettazione di strutture molecolari complesse. Tra le reazioni comuni in cui si fa uso di catalizzatori organici, possiamo ricordare le reazioni asimmetriche di Diels-Alder, di Michael o di Mannich, le epossidazioni di Shi, le cicloaddizioni 1,3-dipolari, le alchilazioni di Friedel-Crafts, le α-clorurazioni, le α-fluorurazioni e le reazioni di trasferimento di idrogeno. In queste reazioni, l’innesco avviene per opera del catalizzatore organico che, a seconda dei casi, cede elettroni o protoni al substrato o li sottrae. Per questo, in genere, i catalizzatori organici possono essere classificati come basi di Lewis, acidi di Lewis, basi di Brønsted o acidi di Brønsted.
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